“Senza lìllere non si làllera…”, la lunga marcia dell’estromissione dei profe da didattica e educatività, tra ignoranza storica e protervia pedagogica

“Senza lìllere non si làllera…”, la lunga marcia dell’estromissione dei profe da didattica e educatività, tra ignoranza storica e protervia pedagogica

A partire da quando ero studente, e soprattutto -fortunatamente solo in pochi casi in dinamiche dirette- da insegnante ho avuto modo di vedere all’opera dirigenti “apripista” della situazione attualmente sposata nella scuola da pochi politici presuntuosi e dal miur stesso: discretamente preparati (meno di quanto credessero, ma questo è umano) dal punto di vista culturale, assai esperti nel mestiere tecnico, con le loro conoscenze in alto loco, erano il terrore degli insegnanti perché miravano a un’organizzazione perfetta, pretendevano il resoconto in modo incontrovertibile e indescrivibile del lavoro istruttivo e valutativo (cosa che farebbe accapponare la pelle a molti filosofi del linguaggio e ad alcuni psicologi); compivano alcuni abusi-non gravi, in effetti-e se incontravano sulla propria strada tipi decisi che ne chiedevano conto, non si facevano trovare, e quando dovevano proprio farlo si scusavano in quanto-come i martiri del Risorgimento- tra le alternative avevano scelto ovviamente “il bene dei ragazzi”, insomma Dio & Popolo. Ecco i risultati del tutto positivi che -secondo il mio giudizio ovviamente umano e opinabile- dopo cinquant’anni penso di aver osservato su studenti e colleghi:  NESSUNO.
Anche perché la presunta ed esagerata (ma in alcuni casi, lo riconosco, realissima e dannosissima) autoreferenzialità, pigrizia e mancanza di pedagogia di alcuni insegnanti, così come la mancanza di aggiornamento CULTURALE di alcuni, sulla quale dirigenze e direttive alte e basse, nonché il morfeico atteggiamento della classe universitaria, finora non hanno prodotto granché, anzi hanno tolto tempo e serenità su chi si è sempre aggiornato per propria scelta e per il bene dei ragazzi- non si cura in quel modo, ma-come previsto dalle norme stesse- con la singola correzione fraterna e-ove questa risulti inutile- con la sanzione personale…

Complementare nella dannosità rilevabile fu l mia conoscenza di dirigenti pelosamente buonisti (leggi: imbarcare potere personale e iscrizioni): si arrivava, in scuola che prevedevano 8 materie comprese scienze motorie religione e comportamento, a proibire voti più bassi del 4, e a dire che per bocciare, secondo il dettato della legge, servivano insufficienze “gravi E numerose” : legi almeno quattro, di cui una si abbuonava sedendosi in scrutinio, per cui un ragazzo poteva tranquillamente non fare NIENTE delle materie della scuola che lui aveva scelto, più un’altra, e finiva con un diploma tra i più ambiti sulla terra.

La pelosità di tale atteggiamento fu resa evidente dal fatto che chi faceva orecchie da mercante al dettato presidenziale non subì bnon dico alcun provvedimento (e ci mancherebbe!) ma nemmeno alcuna interlocuzione, ma poté proseguire tranquillamente il proprio lavoro, variamente stimato o meno da famiglie e rgazzi stessi…

DOV’ERA, DI FRONTE A QUESTE COSE, IL MIUR?
Passando a tempi più vicini, prosegue il cammino della voglia di protagonismo estremamente distratta riguardo l’art. 33 della Nostra Costituzione..; ad esempio, l’attuale intenzione di far funzionare la scuola inserita nel territorio è in realtà offensiva nei confronti del territorio stesso, che è fatto di quartieri, palazzi, parrocchie, cellule di sinistra o cattoliche, etc.; c’è stato qualche sporadico periodo in cui ministri meno eclatanti hanno cercato di inserirsi con moderazione e sapienza in questo, magari senza proclami programmatici per giornalisti ma -sempre a parer mio personale- ora non sembrerebbe così…
Il recentissimo confronto ancora in atto fra miur e studenti sulla maturità  assume atteggiamenti ESCLUSIVAMENTE sindacaleggianti che-fortunatamente senza sangue- assomigliano un po’ alla questione ucraina: un ritaglio dei territori, che come i gatti ciascuno segna con i mezzi che natura gli ha dato, e nulla più, in concreto. Territori sui quali gli insegnanti sono chiamati a fare solo la Croce Rossa, e nient’altro. Che pena! Anche un bambino capirebbe che il nodo reale della questione-qualunque modello si scelga per qualunque valutazione finale di un percorso- sta:
-nel TEMPO a disposizione per valutare oculatamente e con completezza
-nella condivisione UMANA E CULTURALE dei partecipanti
-nella severità non ipertrofica né fine a se stessa della rilevazione dei “fondamentali” che in 13 anni si sono costruiti
-nell’interruzione dell’odiosa separazione della Gestalt comportamentale dai risultati tecnici, per la quale i lavativi e i prendingiro contano sulla carta quanto altre persone umane veramente serie e lodevoli
Personalmente (quanto sono noioso con questo avverbio! ma vorrei lo fossero anche altri…) vedo la storia dell’educazione come un percorso che sta fra Quintiliano, Sant’Agostino, Montaigne, Makarenco, Gentile e la -secondo me presunta e teorica- didattica delle competenze. Il confronto UFFICIALE e pubblico su questi bambini che sono stati gettati con l’acqua sporca ancora calda è attualmente tanto assente quanto indispensabile. Su questo percorso, ci sono stati tanti interessantissimi interventi: Piaget, Montessori, don Milani (che si starà rivoltando nella tomba) e molti altri…ma essi non erano teorie o riforme, erano e sono proposte che non si escludono le une con le altre. Il vecchio Bloom (siamo ormai sull’ordine dei 60 anni! il doppio deltempo in cui noi pseudo illuministi europei abbiamo fatto due guerre mondiali che hanno ucciso milioni di persone), nato oltreoceano per evitare ricorsi nei concorsi e nei test d’ammissione, è assurto a pietra angolare dell’attuale pedagogia di successo in video di una ventina di minuti di prorompenti giannizzere/i, che magari chiamano Gestalt la LORO visione unitaria del discente studiata nelle aule universitarie, e non da una parte il discente stesso come corpo vivo, e dall’altra la cultura media reale.
Meditate, gente, meditate…

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